Dante Mircoli, da Ladispoli alla Coppa Libertadores…

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L’incredibile storia di un calciatore partito da Ladispoli e entrato nella leggenda del calcio argentino.

Ladispoli da sempre è crocevia di gente che viene da ogni parte del mondo; per questo che molte volte si scoprono storie incredibili che hanno come protagonista la città di Ladislao.

Quello che vogliamo narrarvi invece è il racconto di una storia al contrario, che vede protagonista un nostro concittadino, Dante Mircoli.

Dante nasce a Ladispoli il 12 marzo 1947, è l’Italia del dopoguerra, il paese si trovava in gravissime condizioni, era un paese distrutto, materialmente e moralmente, il lavoro è poco e la famiglia Mircoli nel 1952 decide di raggiungere il capofamiglia che era arrivato qualche anno prima in Argentina.

Quando arriva a Avellaneda, città nella parte sud della Grande Buenos Aires, ha cinque anni e come tutti i bambini una grande passione per il calcio, fa tutta la trafila delle giovanili nel glorioso Club Atlético Independiente (unica squadra che vanta nel suo palmares sette coppe Libertadores) fino all’esordio nel 1965 a 18 anni nella Primera División.

Mircoli indosserà fino al 1972 la maglia de los diablos rojos, collezionando 127 presenze e 8 gol, vincendo due campionati argentini (1967 e 1971) e una coppa Libertadores contro i peruviani del Club Universitario de Deportes di Lima il 24 maggio 1972, ed ha disputato anche le due finali di coppa Intercontinentale nel 1972.

Aveva la faccia da duro, il suo gioco era essenziale, senza troppi fronzoli, fatto di sudore e fatica al servizio dei compagni tecnicamente più dotati, era il classico mediano che lavora per il regista della squadra, e si mette in evidenza soprattutto in occasione della doppia finale di coppa intercontinentale contro l’Ajax dove marcò nientepopodimeno che Johan Cruijff “il profeta del gol”, non sfigurando affatto. Soprattutto la finale di andata giocata in Argentina il 6 settembre 1972 è ancora ricordata per un suo fallo sul fuoriclasse olandese che al 30’ fu costretto a lasciare il campo.

Dopo le finali di Intercontinentale l’Independiente lo cede in prestito per una stagione al Club Estudiantes de La Plata dove colleziona 28 presenze, ma Dante smania, non ha mai dimenticato l’Italia, tanto che ne ha mantenuto la cittadinanza ed è così che nell’estate del 1973 corona il suo sogno di giocare in serie A, il suo club argentino lo cede alla Sampdoria dove giocherà fino al 1975 collezionando solo nove presenze e segnando due gol.

La sua avventura italiana continua ma senza successo, troppo differente il calcio argentino rispetto a quello italiano, giocherà in Italia fino al 1976 indossando le maglie di Catania e Lecco, tornato in Argentina chiude la sua carriera da calciatore nel 1977 con l’Atlético Bucaramanga.

Dante non può stare senza calcio e appesi gli scarpini al chiodo intraprende la carriera come allenatore dove guida club importanti come l’Estudiantes, nel 1999 lascia definitivamente il calcio e fa ritorno nella sua Avellaneda dove ci ha lasciato a 77 anni lo scorso 24 dicembre.

Ancora oggi Dante Mircoli, conosciuto anche come El Tano (sta per “italiano”, in Argentina gli italiani vengono chiamati così, con questo nomignolo, “tanos”), figura leggendaria del calcio argentino, è l’unico calciatore italiano ad aver vinto la coppa Libertadores il massimo trofeo del calcio sud americano, ma non ha mai dimenticato né l’Italia né la città dove è nato, in un’intervista di due anni fa a www.tuttomercatoweb.com disse “Io sono nato a Ladispoli, quindi mi ritengo romano. Dopo la guerra mio papà è emigrato in Argentina e a 5 anni l’ho raggiunto. Non ho mai lasciato il passaporto italiano, difatti non ho mai avuto quello argentino anche se il cuore è in Argentina, inevitabile. È la terra che mi ha ospitato, mia moglie e i miei figli sono argentini”.

Walter Augello