Quest’anno l’amministrazione comunale ci riserva una autentica catastrofe religiosa, culturale, politica ed antropologica. Dobbiamo prenderne atto come cittadini, come credenti, come persone che hanno a cuore le radici della nostra identità, di fronte alla perdita di senso e di decenza: è stato smarrito il senso del Natale.
E’ più di un decennio che come Aurhelio ci battiamo affinché il Natale in città, mantenga le sue connessioni simboliche, attraverso quei segni e quei significati che conferiscono a questo particolare periodo dell’anno straordinarie qualità. Abbiamo più volte sottolineato come il tempo abbia qualità diverse e come il Natale, attraverso il collegamento sia ai miti primordiali che alla natività, rappresenti un momento centrale nel ciclo annuale. Ebbene specialmente quest’anno, siamo di fronte alla rimozione di tutto questo, il tipo umano che popola le stanze di Via Cicerone, è purtroppo disconnesso da questo genere di temi. Sempre di più, ci si accorge come le iniziative per il commemorare, rappresentare e festeggiare il Natale vengano fatte per inerzia, per convenienza, per spendere soldi inutilmente; senza più nemmeno la comprensione del messaggio miracoloso del Natale: la vittoria attesa della Luce e la sorprendente manifestazione sulla terra del Dio vivente che ci ha donato la possibilità di salvezza eterna.
Lo avevamo preavvertito già da tempo, dalle modalità, dai temi e dai tempi con cui venivano installate le luminarie. Sempre più tardi e con immagini, simboli che non hanno nulla a che vedere con la natività, con la Luce, con i capisaldi di quello che il Natale rappresenta. Non una rappresentazione della natività, un angelo, una candela, un babbo natale, nulla. Se ci si ferma in mezzo alla Via Aurelia di notte, con tutte quelle stelle a cinque punte illuminate, sembra di stare in una festa sovietica di un paesino della provincia di Leningrado negli anni ‘60. Per non parlare delle ciambelle in piazza Civitavecchia ed il sedicente albero di natale in Passeggiata, travestito da cono gelato. Passando ai cartelloni delle iniziative e degli eventi, apprezzando sempre il contributo delle associazioni e dai gruppi locali – che comunque tentano di fare quello che possono – quello del Comune e quello Sociale, per un terzo degli appuntamenti ci troviamo pressappoco nello stesso baratro laicista delle luminarie. Un classico di ogni anno tra l’altro, è il mistero per il quale non vengono mai avvisati anticipatamente e pubblicamente coloro – singoli, gruppi, associazioni – che potrebbero fornire un contenuto qualificato al cartellone. Se non si è del cerchio magico, non c’è spazio. E’ legge. Tranne che per le eccezioni, ci troviamo ancora spesso davanti ad appuntamenti che con il Natale non hanno alcuna connessione e stanno lì a riempire la casella del “facciamo qualcosa purché si accontentino tutti gli amici”.
Due programmi – chissà poi perché – nei quali si trovano eventi slegati dal Natale e compagini di provenienze extra cittadine, come se non ci fossero realtà, associazioni, musicisti e artisti locali. Non solo, tutto ciò che corrisponde ad una socialità fattiva come un mercatino con gli artigiani, nemmeno a parlarne.
Insomma, ci si accorge da vari elementi che sfugge del tutto l’autentico spirito del Natale. I soldi spesi bene, sono quelli che l’amministrazione garantisce per saldare la cultura, le tradizioni, l’identità della cittadina e i valori religiosi. Ma cosa ci si può aspettare da questa gente che non ha né arte né parte, che ha completamente smarrito il senso del Sacro e della religione, pur riempiendosi la bocca di Natale, feste natalizie e periodo festivo? Cosa può concepire chi vive parassitariamente all’ombra del potere? È presto detto, concepire solo occasioni di festeggiamento coatte. Utili agli utili idioti che come zombie di Romero, sono in cerca di un senso della vita ormai completamente smarrito. La Natività, il Presepio, i simboli del Natale appesi alle luminarie, il rivedersi nelle strade nei giorni di festa, i negozi chiusi e le famiglie unite, le canzoni di Natale e le poesie imparate a memoria, i saggi delle scuole. Le messe di Natale. L’identità, la civiltà, la cultura pur anche solo popolare che si innerva su migliaia di vite della comunità cittadina. Quello che dovrebbe essere la Tradizione sacra di una comunità, quello che dovrebbero essere sol anche tradizioni culinarie, folclore, racconti si perde nei programmi dei luminosi innovatori dei natali multietnici e di quelli dell’Alexanderplatz. Li avete visti i presepi a Santa Marinella e Santa severa? Stelle comete? Re Magi? Noi no.
Comunque e in ogni caso, non perdiamo la speranza e combattiamo fino alla fine. Per coloro che credono, che combattono per una visione tradizionale dell’esistenza, per una visione spirituale della vita e del mondo, tutto questoo è brutto da vedere ma non disperiamo. Proprio “quando tutto sembrerà perduto, tutto sarà salvato”. Questo è Natale, anche se “loro”, in fondo, semplicemente, non lo sanno e non lo potranno mai trasmettere.
Il direttivo del Centro Studi Aurhelio